ERICH FROMM – L’ATTEGGIAMENTO CREATIVO
Secondo Fromm vi sono due significati riguardo alla creatività: uno è legato a quando si crea qualcosa di nuovo, che può essere visto e udito (ad esempio la creatività dell’artista), un altro è collegato all’atteggiamento, che è il presupposto necessario per creare. Quest’ultimo è un “atteggiamento creativo” o anche chiamato “creatività come elemento del carattere”.
Secondo l’autore la creatività è la capacità di vedere e di rispondere.
Fromm stila una serie di esempi pratici che fanno capire come le persone adulte siano ingannate dalle proprie proiezioni e distorsioni, che non permettono di vedere oggettivamente la realtà.
La tendenza è quella di dare un giudizio sommario e superficiale a ciò che vediamo, portando ad una astrazione superficiale, sommaria: questa è una forma di conoscenza marginale, che coincide con una condizione di indifferenza dei propri sentimenti verso l’altro.
Vedere l’altro da sé in modo creativo, al contrario, significa guardare con obiettività, ossia divenire consapevoli della realtà, sia esteriore che interiore, senza proiezioni o distorsioni.
In altre parole, una persona è in grado di compiere esperienze creative se riesce a vedere l’altro nella sua realtà completa. In questo processo creativo “l’osservatore e l’osservato diventano uno solo, pur rimanendo al tempo stesso due”.
Fromm elenca le condizioni necessarie all’atteggiamento creativo: è indispensabile possedere la capacità di essere perplessi (ossia di meravigliarsi), la capacità di concentrazione, l’esperienza dell’io, la capacità di accettare il conflitto e la tensione che emergono dalla polarità e la disposizione a nascere ogni giorno.
Al termine di questa riflessione, l’autore conferma che l’atteggiamento creativo è indispensabile ad ogni essere umano per poter affrontare la complessità della vita; altresì “educare alla creatività equivale a educare alla vita”.
ROLLO MAY – LA NATURA DELLA CREATIVITÀ
L’autore, prima di tutto, afferma che solo nell’ultimo periodo (riferito al suo periodo storico) si inizia a parlare in modo serio di creatività. Negli anni precedenti, infatti, le ricerche psicologiche sono state scarse ed inadeguate e la letteratura scientifica praticamente inesistente.
May si interroga sulla validità delle teorie psicologiche, sociologiche e psicanalitiche riguardanti la creatività: esse si occupano del processo creativo in quanto tale o affrontano la capacità creativa di compensare eventuali deficit presenti nella persona?
L’autore si dimostra abbastanza scettico verso la validità di queste teorie, poiché tendono a considerare la creatività come strumento compensativo piuttosto che elemento fondamentale e costituente di ogni individuo.
Nelle versioni psicoanalitiche più diffuse, per di più, si tende ad associare la creatività a problemi neurotici o altre malattie, riducendola ad essere spesso il prodotto di una neurosi.
Rollo May definisce la creatività come “un processo che dà vita a qualcosa di nuovo”, dove l’arte è autentica. Non si tratta di una caratteristica da far emergere ogni tanto, magari nel tempo libero, ma attraverso essa l’uomo normale si esprime nell’atto di realizzare se stesso, dando vita alla migliore versione di sé.
L’autore passa a descrivere le caratteristiche dell’atto creativo (sia per gli artisti che per gli scienziati). Innanzitutto esso è un INCONTRO con un’idea, un paesaggio da dipingere, una visione, un esperimento, un’attività di laboratorio.
Questo incontro può accadere grazie ad un atto di volontà, che è simbolo di impegno e determina la distinzione netta tra creatività autentica e creatività fasulla (“spuria”, di evasione).
Importante è anche la distinzione che viene fatta tra talento e creatività: il primo è una dote che può essere messa a frutto oppure no, la seconda è visibile nell’atto.
Il secondo elemento è costituito dall’INTENSITÀ dell’INCONTRO, ossia dall’essere totalmente immersi e concentrati nell’atto creativo, tanto da registrare delle alterazioni neurologiche. Questa condizione di totale immersione porta l’individuo ad un livello altro di consapevolezza, che permette poi alla creatività di procedere “con intensità più o meno accentuata, su livelli che non sono sottoposti al controllo diretto della volontà conscia”.
L’ultimo elemento risponde alla domanda: Con che cosa avviene questo incontro?
Secondo l’autore l’INCONTRO INTENSO e CREATIVO è FRA L’ARTISTA/SCIENZIATO e IL SUO MONDO. “L’opera di qualsiasi pittore veramente creativo – ad esempio – illustra in quale maniera l’artista affronti il proprio mondo”.
Ciò che si legge in un’opera d’arte non è soltanto l’oggetto rappresentato, dunque, ne emerge anche la condizione psicologica, emotiva, sociale dell’autore e di tutti gli uomini che hanno vissuto in quel preciso periodo storico.