La nostra vita è colorata, forse più spesso turbinata, dalle emozioni e, che ci piaccia o meno, non è sempre facile riuscire a capirle e gestirle.

Cosa fare quando senti che stai per scoppiare? Quando sei sull’orlo di un crollo e non riesci più a tenerti?

In questo articolo, raccontandoti la nostra esperienza, ti proponiamo delle strategie semplici ma efficaci per riprendere il controllo sulle tue emozioni ed allenarti ad essere indipendente dagli eventi esterni.

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Cosa ti serve per scalare?

“Perfetti! Sono tutti Perfetti!”

Queste sono le ultime parole del grande maestro Katsumoto nel film “L’ultimo Samurai”. Egli si riferisce ai fiori di ciliegio, che sono stati oggetto di conversazione tra due uomini di guerra, lui stesso e Algren, soldato americano divenuto a sua volta samurai.

Non so voi, ma a me sembra estremamente geniale e altrettanto profondo il fatto che l’ultimissimo pensiero di questo grande guerriero, l’ultimo suo sospiro sia stato segnato dalla meraviglia verso una cosa così apparentemente semplice e ovvia come un fiore che si è visto infinite volte.

Meravigliarsi è tipico dei bambini, frenare il suo affiorare è caratteristico degli adulti.

Ti è mai passato per la mente il desiderio di poter viaggiare nel tempo?

Pensa se potessimo salire nella macchina del tempo di Doc e Marty (dal film “Ritorno al futuro”)!

Attraverso il “flusso canalizzatore”, potremmo compiere un grande salto, magari all’indietro … fino al tempo dei grandi filosofi greci. Allora potremmo incontrare Platone e Aristotele che ragionano su che cosa sia la filosofia. Ci direbbero che chi filosofa si meraviglia e chi non si meraviglia non sa filosofare. Ci spiegherebbero che il filosofo è colui che prova stupore per cose che altri considerano ovvie e che credono di conoscere.

<<l’essere pieno=”” di=”” <em=””>meravíglia è proprio del filosofo. Sì, il principio della filosofia non è altro che questo, e chi ha detto che Iride è figlia di Taumante [“thaumazein” = meravigliarsi] non mi pare abbia sbagliato genealogia.>> [Platone, Teeteto, 155d]</l’essere>

<meraviglia lo spunto per filosofare, poiché dapprincipio essi stupivano dei fenomeni che erano a portata di mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna e del sole e delle stelle e l’origine dell’universo.>>[Aristotele, Metafisica, I, 2, 982b12-15]

La meraviglia è un sentimento che compare quando si vive qualcosa con stupore.

Il mio sentirmi meravigliata mi porta a raccontarti di quando ero piccola e abitavo in una casa suddivisa in due piani, due appartamenti, due famiglie, una stirpe.

Tutte le mattine andavo in bagno e aprivo la finestra che dava sul giardino dei miei nonni. Mi piaceva odorare l’aria: essa raccontava la stagione e il tempo che portava con sé.

Da questa apertura potevo ammirare il cielo, ascoltare la natura che si ridestava o che si raccoglieva per ritirarsi durante i periodi più freddi. Ma soprattutto potevo ammirare Lei, la pianta più grande e incantevole che io avessi mai visto: una magnolia. Il mio nonno l’aveva piantata moltissimi anni prima ed era diventata, col tempo, alta quasi come la casa in cui abitavamo.

Ogni anno, al nascere della calda stagione, in un mese preciso, in una soleggiata mattina, allo spalancare dei vetri della finestra del bagno, ecco che compariva la meraviglia delle meraviglie! Il grande albero di magnolia sbocciava in una sinfonia di fiori bianchissimi e foglie verde bosco! Questa immagine, questa pianta, questi fiori, questo momento vissuto e inciso nelle mie memorie più profonde sono lo specchio del mio sentirmi stupita di fronte ad una semplice e magica natura, che ancora oggi sa incantare chiunque la scorga.

Ora ti chiedo … mentre mi leggevi, la tua mente ha fatto riaffiorare un ricordo, un’immagine, un suono, un luogo che ti hanno fatto sentire bene anche solo per un attimo?

Riesci a tenere questo tuo ricordare e sentire ancora per qualche secondo? Proviamo a fare una cosa insieme.

Scegli una parola che può agganciare il tutto e legala al tuo ricordo (per me, ad esempio, è magnolia). Ora tienila lì, che ci servirà tra un pochino.

sono una magnolia

La nostra vita è colorata, forse più spesso turbinata, dalle emozioni.

Perfino la nostra mente, mentre apprende, sente anche. Quando sperimentiamo proviamo delle emozioni, che segnano, volenti o nolenti, le nostre memorie, sia che si tratti di un sentire positivo che negativo.

A seconda del temperamento, dell’educazione ricevuta, del contesto sociale e culturale in cui si è inseriti, del tempo di vita che stiamo vivendo e altro ancora reagiamo in modi differenti a ciò che sentiamo.

Possiamo essere più o meno bravi a leggere le emozioni in noi stessi e negli altri, a schermarci, ad autocontrollarci, a scegliere la risposta corporea e verbale più adatta a quel preciso vivere, ma credo si possa affermare che non sempre ci risulta facile rimanere centrati ed essere efficaci nella nostra responsività.

Quando le emozioni ci pervadono, coinvolgono tutto il nostro sé individuale e sociale, influenzando non solo noi stessi ma anche l’ambiente in cui siamo immersi. In altre parole l’emotività fa parte di noi, non possiamo soffocarla o nasconderla, ma sarebbe utile saperla leggere e gestire.

Per spiegare tutto questo sentire e reagire, possiamo usare l’immagine di un termometro speciale, che vive ciò che viviamo noi.

Quando ci capita qualcosa l’emozione contenuta all’interno del tubicino si alza: un complimento inaspettato, un obiettivo raggiunto, un abbraccio di una persona cara, una notizia, un incidente, una perdita, un incontro importante e potremmo continuare con altri mille esempi.

Il guaio si presenta quando, in preda ad emozioni negative, la scala graduata continua a riempirsi. Il sentire sale inesorabile, inarrestabile e noi ci sentiamo in balia di una tempesta emotiva, perdendo il controllo della nave-corpo-mente.

sono una magnolia

In quel preciso istante, quando stai per cedere, per scoppiare, quando senti che il tuo termometro sta per esplodere puoi mettere in atto una delle seguenti strategie (non sono le uniche, ce ne sono sicuramente anche altre, che puoi ricercare/inventare/sperimentare):

  1. SPOSTARSI FISICAMENTE

Uno stratagemma utile è proprio allontanarsi. Quando spazio e tempo diventano soffocanti, quando il tuo spazio vitale è compromesso e non riesci a respirare, la situazione ti sta sfuggendo di mano e stai per indossare dei panni che non ti piacciono e che ti farebbero sentire in colpa in un momento successivo, spostati. Cambia stanza, edificio, strada, punta lo sguardo da un’altra parte; poi respira a fondo e recuperati. Prenditi il tempo che ti serve per centrarti per poi ritornare e dare una chiusura accettabile o, meglio, serena.

  1. CHIEDI

Chiedi con onestà e gentilezza un momento di pausa, uno stacco per poter riprendere coscienza di te. Basta un po’ di silenzio, un po’ di spazio tra voi per poter respirare o muoverti, così da far abbassare l’emozione nel tuo termometro e così poter riprendere la discussione, il lavoro o qualsiasi altra situazione in atto.

  1. RENDI LA TUA MENTE UNA GRANDE ALLEATA

Se non puoi mettere in atto le prime due strategie oppure le hai provate e non funzionano per te, prova a fare questo esercizio mentale. Ti avverto che più lo sperimenterai e più darà i sui frutti, proprio come un allenamento sportivo.

Prima di tutto ti chiedo di sganciarti dal pensare che cosa le altre persone possono pensare di te nel momento in cui usi una strategia per ritrovare l’equilibrio e centrarti. Prendi le affermazioni colpevolizzanti e spostale, non sono te (stai fuggendo dalle tue responsabilità, resta fermo immobile finché non termina la discussione, sei debole se te ne vai, sei una persona davvero snob, …).

Prendi un immagine felice e serena che hai inciso nel profondo dentro di te, che è inserita come perla incastonata nel tuo bagaglio personale.

Recupera la parola legata a quell’immagine ed usala ad hoc. Nel mio caso ho ancorato dentro di me, nel profondo del mio sentire la magnolia in fiore, come ti ho raccontato all’inizio di questo mio dialogare con te.

Bene … ce l’hai? E se la tua mente che sente non ha ancora portato nulla ai tuoi occhi … cerca ancora.

Quando hai quel simbolo che per te non solo significa serenità ed equilibrio, ma ti fa sentire e respirare meglio e ti calma, allora usalo in questo modo: quando senti che ti stai caricando di un’emozione forte che non ti permette di mantenerti centrato e lucido, senza pensarci troppo con la tua voce pronuncia questa semplice frase “Io sono …” (Nel mio caso “Io sono una magnolia”).

Cosa succede? Hai appena detto al tuo cervello che cosa fare, ossia ricordare. Il ricordo porta alla mente subito il sentire legato al ricordo e questo ti permette di riprendere sin da subito una parte dell’autocontrollo perso.

Fai poi cinque bei respiri profondi, di quelli che riempiono pancia e polmoni, se vuoi/puoi chiudi gli occhi.

Bene, ora dovresti riuscire a portare a termine la discussione, l’interrogazione, il compito, la tua giornata.

Con queste “semplici” strategie ricordi a te stesso che gli eventi esterni non devono avere la meglio su di te, ma sei tu che, attrezzandoti ed allenandoti, sfrutterai ciò che ti accade per rafforzarti, imparare, rialzarti, migliorare, arricchirti, aiutarti ed aiutare: sarai sicuramente la miglior versione di te stesso.

Siamo giunti al termine di questo nostro stare insieme. Per ringraziarti di essere qui in questo momento, ti lascio un pensiero di  Mata Amritanandamayi (Amma):

 “E benché il vento soffi da una sola parte, le barche a vela su un lago vanno in direzioni diverse.

Tutto dipende dal modo in cui la vela viene orientata.

Noi non decidiamo la direzione del vento ma possiamo decidere l’orientamento della nostra vela”.