Ci hanno sempre insegnato che bisogna essere forti. Non dobbiamo mostrare troppo i nostri sentimenti e non possiamo piangere di fronte agli altri, perché sembreremmo fragili.

Culturalmente, infatti, le emozioni vengono spesso associate all’essere deboli.

E se questa idea, portata avanti da tempo, fosse sbagliata?

E se le lacrime fossero uno dei sistemi curativi più efficaci in assoluto?

In effetti, diverse ricerche recenti dimostrano proprio questo.

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il racconto di una lacrima

“Troppo ho rinviato questo mio scrivere sulle lacrime … è giunto il tempo”.

Non so se è capitato anche a te, ma lungo tutto il mio tempo-vita ho notato un certo disagio generale di fronte alle lacrime.

Un bambino che piange viene preso in braccio e distratto perché possa smettere al più presto: “guarda che farfalla meravigliosa sta volando in cielo”, “che bella la ruspa, dai, andiamo a vederla”, “non è successo niente, non piangere, prendiamo un biscottino”.

Una mamma che partorisce e abbraccia per la prima volta il/la suo/a bambino/a: “perché piangi proprio adesso?”, “non dovresti piangere, dovresti essere felice”.

Due fidanzati che si salutano e si abbracciano stretti, perché sanno che staranno lontani per un po’ di tempo: “tornerà, lo sai, non serve piangere”, “non sparirà dalla tua vita, lo rivedrai presto, fra qualche mese ci sono le vacanze”, “togli le lacrime, questa è una prova per capire se è vero amore”.

Sono convinta che tu potresti proseguire senza sforzo con altri esempi contornati da frasi ad effetto.

Sin da quando ne ho memoria il mio vivere è stato ricamato con le lacrime. Ho sempre sentito tanto, spesso troppo. Sono entrata nelle scarpe di qualcun altro tante di quelle volte che ho perso il conto. A volte è stato difficile, altre illuminante, altre ancora doloroso, in alcuni momenti persino insopportabile.

Molte primavere fa sono stata descritta come una persona fragile perché troppo sensibile: “hai sempre le lacrime pronte in tasca”, mi si diceva. Al tempo ci soffrivo per questo, poi, con il passare degli anni, ho metabolizzato che questo dire era un modo bizzarro per definire l’essere empatici.

Credo che una delle cose più coraggiose e difficili da fare sia accogliere l’altro da noi così com’è, permettergli di stare nell’emozione che sta vivendo, dando appoggio e conforto “semplicemente” rimanendogli accanto in punta di piedi. Se siamo capaci di questo allora possiamo iniziare a sentire il racconto di ogni singola lacrima.

il racconto di una lacrima

Ma perché piangiamo?

Secondo Darwin il pianto emotivo era una funzione fisiologica senza scopo. Teoria che è stata largamente smentita e superata da numerosi studi sul pianto e sul processo di formazione delle lacrime.

Secondo lo studioso Michael Trimble, neurologo comportamentale e professore emerito allo University College di Londra, il pianto si genera da un collegamento neuronale tra la ghiandola lacrimale e le aree del cervello coinvolte. Ciò significa che, quando la mente sente, si attivano le ghiandole lacrimali. La ricerca dimostra anche che le lacrime hanno una composizione differente a seconda del motivo per cui vengono generate: quelle legate a un dolore fisico sono diverse rispetto a quelle collegate a un vissuto emozionale.

Quando piangiamo a seguito di una forte emozione, le lacrime contengono ormoni come la prolattina e la leu-encefalina, che fungono da sedativi: sembra che la nostra centralina ci aiuti ad anestetizzare le emozioni per poterle gestire al meglio, affrontando così un momento difficile.

Le lacrime, dunque, curano.

Numerose ricerche, che si sono susseguite una all’altra, hanno dimostrato che il pianto non solo segnala a sé e agli altri che c’è un problema che si può affrontare, ma è anche “manifestazione di tutta la ricchezza emozionale del sentire della mente; è una risposta della nostra mente che sente a tante situazioni differenti” (Lucangeli D., La mente che sente. A tu per tu: dialogando in vicinanza, nonostante tutto, Trento, Erickson, 2021).

Piangere significa portare il nostro sentire fuori da noi, nell’ambiente in cui ci troviamo, ma vuol dire anche comunicare con noi stessi, rendendoci consapevoli di come stiamo.

Ma le lacrime pesano tutte allo stesso modo? Il loro raccontare è uguale o simile? La lacrima di un bambino affamato ha lo stesso peso di quella di un bimbo che punta i piedi perché vuole un giocattolo nuovo? La lacrima di una madre che ha appena perso un figlio è uguale a quella di una giovane adolescente che fatica ad accettare alcune regole in famiglia?

il racconto di una lacrima

Credo che ogni lacrima abbia il suo valore, il suo peso e il suo effetto in chi la emette e in chi la riceve, anche se, probabilmente, la forza e l’impatto dipendono dal racconto che porta con sé.

Piangere è il modo più diretto ed efficace che gli esseri umani hanno per comunicare le proprie emozioni. Costituisce la prima forma di comunicazione del neonato e accompagna l’individuo per tutta la vita. Permette di dare sfogo ad un sentire molto intenso, così da poter ritrovare un certo equilibrio. Piangere offre la possibilità di poter respirare a fondo, di liberarsi da una tensione emotiva, di condividere uno stato d’animo, di chiedere aiuto, di ricevere conforto.

Secondo Eugenio Borgna le lacrime sono il supremo sorriso. Piangere e ridere sono espressioni di emozioni sorelle, poiché sono entrambe finestre che si aprono sull’essenza di ogni essere umano.

Ti è mai capitato di piangere e sorridere assieme? Hai mai assistito alla meraviglia della forza del conforto? Quando qualcuno riceve aiuto e trasforma il pianto in sorriso? Ciò non significa che il sentire sia stato soffocato o accantonato, ma più semplicemente che abbia trovato una dimensione accettabile, sopportabile.

Che cosa rivelano le lacrime?

Durante il nostro tempo-vita sperimentiamo svariati racconti: ci sono lacrime che parlano di tristezza o di smarrimento, di disperazione o ansia, di nostalgia o tenera speranza, di ascolto del dolore altrui o del proprio, di dolcezza o di amarezza, di ricordi o di gioia, di amore o commozione, di umiliazione o rassegnazione.

Le lacrime sono l’espressione del sentire, portano alla luce l’esperienza dell’anima, sono testimoni di una vita interiore intensa e creatrice. Ci permettono di comprendere, di evolvere, di essere la migliore versione di noi stessi. Le lacrime oltre che curare, dunque, offrono l’opportunità di rimanere umani.

il racconto di una lacrima

Posso affermare con una certa sicurezza che i miei ricordi più vividi, fissati in modo indelebile nelle mie memorie più profonde, sono stati generati e accompagnati dalle lacrime.

Alla luce di questi studi e di queste riflessioni, forse sorge spontaneo chiedersi perché gli adulti, in generale, tendono a reprimere le lacrime e a non mostrarsi agli altri quando sono sopraffatti dalle emozioni. Sono del parere che sarebbe “cosa buona e giusta” diffondere la cultura della bellezza e della pienezza di una lacrima.

E tu cosa ne pensi? Anche tu racconti con le lacrime il tuo intenso sentire con la mente e con il cuore? Le tue memorie sono custodi dei racconti delle lacrime?

“Cosa sono mai le parole? Una lacrima sola dice assai di più” (Roland Barthes)