Meno di un mese fa, un’alluvione ha portato via la quotidianità di moltissimi romagnoli e marchigiani e tutt’ora, anche mentre noi scriviamo e leggiamo queste parole, tutte queste persone lavorano instancabilmente per cercare di togliere il fango incrostato dalle loro case e dalle loro vite.

Abbiamo scritto un articolo che riporta l’esperienza personale di chi ha donato un po’ di tempo, aiuto e umanità a queste persone; perché alla fine, sappiamo che “Non c’è distruzione che tenga dove c’è fratellanza e sorellanza”.

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Fratellanza & Sorellanza

Stiamo vivendo una vita reale oppure siamo all’interno di una grande illusione? Ciò che vediamo, sentiamo, odoriamo, tocchiamo, sperimentiamo è oggettivamente inconfutabile o soggettivamente discutibile? A volte, non vi sembra di vivere all’interno di qualche scena cinematografica che si sta registrando a vostra insaputa?

La ricerca scientifica ha dimostrato che l’essere umano, a livello emotivo, manifesta la stessa reazione sia che viva un’esperienza sia che la riporti solo alla mente. Ma sappiamo ancora di più. Il solo pensare ad un evento vissuto, che sia piacevole, spiacevole o neutro, ci fa riportare alla luce suoni, parole, profumi, odori, colori, immagini, emozioni, che lo hanno contraddistinto da altre innumerevoli esperienze.

Ti ho già raccontato, in un articolo precedente (“Io sono una Magnolia”) di come le nostre capacità intellettive siano strettamente collegate ed influenzate dalle esperienze che viviamo e dalle emozioni che le accompagnano. Ricordi? La mente, mentre apprende, sente anche.

Ho condiviso con te, inoltre, il racconto che porta con sé una lacrima e del potere curativo di quest’ultima. Gli studi scientifici dimostrano, infatti, che, quando la mente sente, si possono attivare le ghiandole lacrimali. Le lacrime hanno una composizione differente a seconda del motivo per cui vengono generate: quelle legate ad un dolore fisico sono diverse rispetto a quelle collegate ad un vissuto emozionale (“Il racconto di una lacrima”).

Non ti preoccupare, non è mia intenzione stilare la “lista della spesa”, con i vari rimandi ad argomenti già affrontati e nemmeno soffro (per il momento almeno) di una strana forma di “sindrome del rimpasto”, afflizione che a volte (per non dire spesso/spessissimo) invade i media.

Questo vuole essere uno spazio di condivisione. Il desiderio è che il mio tempo esperito possa segnare di pensieri e sentimenti profondi anche le tue memorie.

Perché?

Perché, nel mio sentire, credo ce ne sia bisogno. Ora, in questo momento storico, credo sia necessario. Solo così, forse, la luce dell’umanità potrà risplendere ancora.

“Le immagini contengono racconti che le parole, a volte, non riescono pienamente a riportare.”

Fratellanza & Sorellanza

Faenza, ultimi giorni di maggio 2023. Siamo in una zona “rossa”, vale a dire appena dragata, un po’ ripulita da una parte di acqua e fango. Ora i furgoni di Emergency possono portare i primi aiuti.

Prima di tutto acqua, tanta acqua, acqua di quella buona, da poter bere.

Stivali di gomma, pale, badili, vanghe, spingiacqua, picconi, guanti di ogni genere per poter spostare quel fango, che rimarrà incrostato nelle anime dei romagnoli e dei marchigiani.

Un po’ di quel fango è entrato anche nelle ossa e nei cuori di chi non ha vissuto la tragedia in prima persona, ma ne condivide il peso cercando di alleviare, con il proprio aiuto, le spalle di questa gente che non molla.

Dove prima c’era un quartiere, ora c’è fango. Dove prima c’era un giardino, ora c’è fango. Dove prima c’era un parcheggio o un negozio, ora c’è fango. Dove prima c’erano oggetti cari e ricordi, cucine e ricche dispense, ora c’è fango. Dove prima la vita aveva una normalità, ora c’è fango.

Il cuore sanguina, la gola si annoda, gli occhi pizzicano, ma abbiamo un compito ben preciso e siamo pronti a portarlo a termine nel miglior modo possibile. Scendiamo dal furgone, apriamo il portellone laterale e quello posteriore, indossiamo una voce calda e rassicurante e un sorriso smagliante.

Via, si parte.

Salutiamo, ascoltiamo, offriamo caldi abbracci, sguardi rassicuranti, sorrisi. Queste persone meravigliose ci rendono il lavoro fin troppo facile: noi, che dovevamo dispensare comprensione e carezze, ci troviamo immediatamente coinvolti in risate, abbracci riconoscenti, conversazioni profonde, perle di saggezza, ondate di forza.

Sei famiglie, riunite nel cortile del loro condominio, tra la richiesta di un paio di badili e una carriola, ci fanno promettere di ritornare per pranzare insieme. Dall’altra parte di quella che prima era una via, un papà ci chiede un paio di stivali e due bottigliette d’acqua.

Sono in sei e ci chiede due bottigliette d’acqua!

Gliene portiamo tre confezioni. È a disagio. Ci dice di lasciarle a chi ha più bisogno. Insistiamo. Roberto, il nostro driver, modenese DOP, gli dice che dopo di noi, passerà un uomo che ha promesso di trasformare una parte di acqua in vino rosso. Nasce una fragorosa risata e i lineamenti intorno agli occhi, forse per la prima volta, si distendono.

Una signora anziana si appoggia, siamo fianco a fianco, le nostre spalle si toccano, il mio braccio le fa da cuscinetto. Appoggia la testa e sospira, solo per un attimo. Rialza lo sguardo, mi sorride e mi chiede se le ho portato per caso della minestra. Tu non lo puoi sapere e nemmeno lei, ma la minestra per me è un baule ricolmo di affetti profondi, di esperienze intense, di ricordi felici, di infanzia spensierata, di cibo che cura. L’abbraccio forte, mi scuso per non averla con me nel furgone, però ho dell’acqua.

“Va bene l’acqua, allora. Grazie, siete degli angeli.”

Sono giorni che vedo il suo volto e sento la sua voce … sono giorni che progetto di portare della minestra in via De Gasperi.

Fratellanza & Sorellanza

L’angelo è lei, gli angeli sono loro, che ogni giorno, in queste settimane, indossano le ali del coraggio e spalano, rastrellano, puliscono, riempiono e svuotano con un ritmo costante, tenace, straordinariamente forte.

Sono più di tre ore che siamo nella Zona 2. Ci rimangono ancora qualche confezione di acqua, stivali, guanti da lavoro, qualche pala. Usciamo da un vicolo per far ritorno al centro logistico. Abbiamo la necessità di caricare nuovamente il furgone: la lista delle cose che servono si fa sempre più lunga mano a mano che si prosegue lungo il quartiere. Allo stop svoltiamo a destra. Roberto smette di guidare, interrompiamo la conversazione, gli occhi si riempiono di un’immagine incredibile, i nostri cuori si stringono, diverse emozioni esplodono.

Catena. È interessante come possa cambiare il contenuto di una parola di sei lettere a seconda del punto di vista. Catena: simbolo di un legame forzato, imposto, limitante e limitato. Catena: strumento fatto da anelli incastrati l’un l’altro in modo da creare un legame forte e resistente. Catena umana: un insieme di persone che si unisce spontaneamente per far fronte ad un evento straordinario, imprevisto, difficile; la fatica viene divisa, la forza moltiplicata.”

Fratellanza & Sorellanza

Una catena di persone si delinea di fronte ai nostri occhi: donne e uomini, madri e figli, nonni e nipoti, amici e amiche, fratelli e sorelle, sconosciuti che divengono compagni fanno ondeggiare dei secchi colmi di fango dalle abitazioni fino al di là dell’argine, per poi ritornare vuoti e impazienti di essere riempiti nuovamente; il tutto senza interrompere mai il ritmo. Li guardiamo in un silenzio reverenziale, sembra che danzino: si potrebbe intitolare “La Danza del fango”.

Ci avviciniamo, scendiamo, parliamo con loro, mentre i secchi fluttuano.

Offriamo il nostro aiuto. Una signora ha le mani ricoperte di strati di fango. Non ha i guanti: non importa, dice lei. Le prendo tre paia di guanti, in modo che possa sostituirli con il passare delle ore. La guardo negli occhi: c’è qualcosa d’altro.

Come posso aiutarla? Di cosa ha bisogno?

Scopro che porta un paio di stivali di tre numeri più piccoli: glieli ha prestati una sua amica. Le prendo subito un paio di stivali nuovi della sua misura e la aiuto a sfilare quelli infangati, che ripone con devozione dentro ad un sacchetto che le offro. I suoi piedi sono rossi, gonfi, a macchie bluastre. Non so per quanto tempo sono stati incastrati in silenziosa sofferenza.  I suoi occhi si fanno lucidi, le sue labbra si aprono in un sorriso meraviglioso e mi dice che sono il suo angelo. Con gli stivali nuovi non solo non sentirà più un forte dolore, ma potrà andare avanti senza problemi anche nei prossimi giorni.

A questo punto metto in azione i miei sensi e osservo per bene tutti gli anelli di questa prodigiosa catena. Una ragazza indossa uno stivale giallo, basso, numero 46 a destra e un altro verde, alto e numero 38 a sinistra. Devo insistere perché faccia il cambio con un paio di stivali nuovi della sua taglia. La mezz’ora successiva la trascorro così: a persuadere anime nobili a prendersi cura del loro corpo materiale, accettando oggetti indispensabili per poter lavorare.

Alla fine prepariamo uno scatolone con diverse cose che possono servire e segnaliamo subito al centro che lì c’è urgente bisogno di una pompa per sversare l’acqua e il fango.

Ci offrono del caffè, ma lo rifiutiamo gentilmente per lasciarlo a loro per le prossime ore.

Ci abbracciamo, ci scambiamo sguardi, ci salutiamo. Risaliamo in furgone con il cuore ricolmo e pesante allo stesso tempo.

Ritorniamo al centro. Vorremmo ricaricare e ripartire immediatamente. Chi è a capo della logistica ci ferma: ora dobbiamo almeno mangiare qualcosina e bere. La testa frulla, le immagini scorrono, raccontiamo ciò che abbiamo visto, facciamo un elenco preciso di quello che ci hanno chiesto le persone incontrate, riferiamo tutto nel minimo dettaglio. È fondamentale. Abbiamo dato la nostra parola che avrebbero ricevuto ciò di cui hanno bisogno. Parte un furgone di lì a poco con destinazione Zona 2. Ora ci rilassiamo un po’, beviamo, ci sediamo.

Difficile percorrere l’autostrada per tornare a casa. Complicato compiere le azioni abitudinarie senza che vengano interrotte da immagini, suoni, voci, odori, contatti vissuti in questa significativa esperienza.

Impossibile vivere con superficialità o con distaccato sentimentalismo le notizie o le conversazioni che si sentono riguardo all’alluvione dell’Emilia Romagna.

Impensabile credere di non essere cambiati dopo questo vissuto.

Incredibile assistere a cosa siano capaci gli essere umani quando divengono consapevoli della infinita forza e potenza della loro unione.

Magari l’hai sperimentata anche tu l’energia trasformatrice della fratellanza e della sorellanza. Forse tu sei già un anello di questa splendida catena o può essere che lo diventerai presto. Io posso solo dirti che, se avessi bisogno di aiuto, se ci fosse un’emergenza nel luogo in cui abito, in men che non si dica si sentirebbero delle voci (nell’inconfondibile accento romagnolo) farsi strada tra la desolazione e lo sconforto, per far spuntare un sorriso nelle mie labbra contratte e sollevare le mie spalle pesanti. Non ho nessun dubbio al riguardo.

A presto cari angeli!

Infinitamente grazie anche ai meravigliosi amici con cui ho condiviso questo viaggio.

 “Tra tutte le immagini che continuano a scorrere nella mia mente, credo questa sia il simbolo della bellezza, della forza e dell’eleganza, nonostante tutto il dolore, di questa meravigliosa gente. Non c’è distruzione che tenga dove c’è fratellanza e sorellanza. Ce la possiamo fare solo insieme.”

Fratellanza & Sorellanza