Come può un breve saggio scritto nel 1938 essere così attuale?

Quali erano i venti nuovi che soffiavano sull’Educazione nella prima metà del Novecento?

Se ti incuriosisce il tema dell’Educazione ed il pensiero di alcuni studiosi che hanno influenzato la pedagogia, la filosofia, la società, la politica e la cultura di molti Paesi, Esperienza e Educazione potrebbe aprirti una interessante finestra.

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CONTESTO STORICO E SOCIALE

Dewey nasce ed evolve come filosofo e pedagogista in un momento storico in cui la sua nazione (gli Stati Uniti d’America) passa da essere una società estremamente agricola a fortemente industrializzata.

La rivoluzione industriale porta grandi stravolgimenti sia a livello economico, che politico e sociale. La diffusione delle industrie e dei nuovi modi di concepire il lavoro (Taylorismo e Fordismo) sono accompagnati da processi di urbanizzazione e di immigrazione, portando inevitabilmente con sé forti conflitti economici e sociali (per una visione storica più chiara e completa vi suggeriamo di consultare le mappe mentali nella sezione STORIA CONTEMPORANEA).

In questo quadro nuovo e complesso si sviluppa il mito del self made man, che pone l’accento nell’esigenza di ripensare l’educazione e l’istruzione, che svolgono ora un’importante funzione sociale.

TRAMA

“Più di qualsiasi altra attività l’educazione esige che si guardi lontano” (J. Dewey, Esperienza e Educazione).

Uno dei massimi pedagogisti del Novecento, John Dewey riflette in modo critico e costruttivo sul mondo dell’Educazione, soffermandosi e confrontando le scuole tradizionali con le scuole nuove.

Intellettuale sensibile al ruolo sociale e politico della pedagogia e dell’educazione, egli mette in luce in questo suo scritto i limiti e gli errori del conservatorismo pedagogico, delineando, al contempo, le potenzialità di un nuovo modo di intendere l’educazione, basato sul fare.

Secondo Dewey l’esperienza è fondamentale per costruire nuovi saperi, ma per essere così fruttuosa deve comunque rispettare dei principi imprescindibili.

Lo sviluppo di una visione più scientifica e maggiormente centrata sulla persona che apprende porta la pedagogia ad essere la chiave di volta di una società democratica.

RIASSUNTO

CAPITOLO 1 – EDUCAZIONE TRADIZIONALE E EDUCAZIONE PROGRESSIVA

In questo primo capitolo l’autore analizza le differenze radicali che intercorrono tra le scuole tradizionali e le scuole nuove.

Il sistema tradizionale impone il sapere dall’alto e da fuori. Norme, programmi e metodi sono decisi e prescritti dal mondo adulto a persone in crescita. Il sapere proposto è statico, arido, già codificato e completamente separato dall’esperienza.

In opposizione a questo paradigma conservatore si delinea un nuovo modo di fare istruzione ed educazione, una scuola nuova dove viene dedicata una grande attenzione alle capacità degli allievi, cercando di sviluppare le loro potenzialità. Le scuole nuove propongono un sapere basato sull’esperienza, da cui poi si costituiscono le diverse teorie.

La nuova visione dell’educazione, quindi, pone l’allievo al centro, ma in che modo si può tradurre in pratica efficace l’agire pedagogico?

CAPITOLO 2 – BISOGNO DI UNA TEORIA DELL’ESPERIENZA

Dewey conferma la centralità dell’esperienza nei processi di apprendimento, ma precisa che non tutte le esperienze sono per forza di cose da considerarsi educative.

Esistono, difatti, delle esperienze diseducative: quando fermano o deviano un’esperienza ulteriore o limitano la libertà d’azione. In questi casi esse portano ad un’inutile perdita di energia, di attenzione ed evidenziano una mancanza di autocontrollo.

Il problema centrale, secondo l’autore, di un’educazione basata sull’esperienza consiste nel fatto che il suo effetto non è subito visibile; esso, infatti, si manifesterà nel tempo e troverà, se positivo, espressione nel desiderio di compiere altre nuove esperienze significative (continuum sperimentale).

CAPITOLO 3 – I CRITERI DELL’ESPERIENZA

L’autore ridefinisce il concetto di esperienza in senso anche filosofico: è il motivo per il quale questo capitolo viene considerato centrale.

Per costruire un’educazione che sia democratica, l’educatore deve mantenere il focus su tre principi fondamentali:

  • PRINCIPIO di CONTINUITÀ = le esperienze modificano le persone che le compiono, creano conoscenze ed abitudini nuove ed influiscono sulla qualità delle esperienze future.
  • PRINCIPIO di CRESCITA = l’educazione si può definire tale se la continuità dell’esperienza permette una crescita effettiva della persona. Le esperienze sono di qualità se permettono di incrementare la capacità di acquisire nuove esperienze e di interagire positivamente con il mondo.
  • PRINCIPIO di INTERAZIONE = una didattica significativa ed efficace deve tener conto dell’identità dei soggetti in formazione, della loro esperienza precedente, delle conoscenze e delle abilità già acquisite.

L’educatore, in quest’ottica, ha la responsabilità di creare situazioni di apprendimento che rispettino i principi di continuità e di crescita, legando insieme passato, presente e futuro. L’educatore, perciò, ha il potere di regolare l’ambiente, che interagisce nell’esperienza educativa, acquisendo, così, un valore fondante.

CAPITOLO 4 – CONTROLLO SOCIALE

Nelle scuole tradizionali il controllo sociale è rappresentato dall’autorità esercitata dall’insegnante.

Se, come è stato più volte sottolineato nei capitoli precedenti, si ravvede la necessità di un cambio di paradigma educativo, bisogna rivedere il concetto di autorità ed il suo utilizzo. Questo non significa affatto rinunciare al controllo e far regnare il caos nelle scuole; il controllo, infatti, è inteso tutto interno alla natura stessa del vivere scolastico, aperto ad un’impresa collettiva.

L’ordine si sviluppa all’interno delle attività cooperative, dove accresce lo spirito di gruppo. I giochi portano alla condivisione e al rispetto delle regole e, se si verificano dei contrasti, si accetta la consultazione e la decisione di una persona neutrale, l’arbitro (il docente).

L’educazione, così, diviene un processo sociale in cui ogni gruppo condivide un codice di comportamento, che segna in modo positivo il futuro di relazioni con gli altri.

Il docente è parte integrante di questa impresa e la sua libertà è in gioco come quella di tutti gli altri membri. Egli deve essere giusto e leale e, per poter costruire esperienze significative, deve partire dai bisogni e dalle capacità dei propri allievi.

CAPITOLO 5 – LA NATURA DELLA LIBERTÀ

In questo capitolo l’autore parla della libertà, concetto strettamente legato a quello di autorità del capitolo precedente.

La libertà degli allievi si realizza quando viene data loro la possibilità di “rivelare la loro natura”, ossia quando hanno la possibilità di pensare, desiderare, fare progetti liberamente, sfruttando al meglio la ragione (l’intelligenza).

Il termine libertà è connesso, dunque, alla crescita, come ampliamento delle capacità di fare esperienze di notevole qualità come anche al movimento, che permette di mantenere la normale salute fisica e mentale.

Le scuole nuove si discostano anche in questo aspetto dalle scuole tradizionali. Queste ultime, infatti, sono di carattere antisociale, dove regna il silenzio e dove persiste una severa restrizione di libertà intellettuale e morale, che portano all’immobilità e all’omologazione degli studenti.

CAPITOLO 6 – IL SIGNIFICATO DEL PROPOSITO

In questo capitolo Dewey spiega come aiutare lo studente a giungere alla padronanza di sé, ossia all’autocontrollo, che porta a sua volta alla libertà.

La chiave di lettura è la nozione di proposito. Esso è la visione di un fine, è un’operazione intellettuale che si distingue dall’istinto o dall’impulso all’azione. Il proposito implica, infatti, un piano, dove l’azione è assolutamente preceduta dall’osservazione e dal giudizio.

La libertà è, dunque, il potere di concepire propositi e di realizzarli o portarli a termine.

Compito dell’insegnante è quello di permettere ad ogni allievo di costruire un piano, che sia parte di un’impresa collettiva, che porta a sua volta all’intelligenza sociale.

Le esperienze, in questa prospettiva, devo favorire e non bloccare la crescita.

CAPITOLO 7 – ORGANIZZAZIONE PROGRESSIVA DELLA MATERIA DI STUDIO

Questo capitolo è dedicato alle materie di studio e ai programmi.

Secondo l’autore, le materie di studio sono ambiti in cui si organizzano le esperienze, sempre intese come sperimentazioni dirette, per svilupparsi poi in forme più complesse ed organizzate.

Il compito dell’educatore consiste nel comprendere ed utilizzare le conoscenze già raggiunte per poter aprire altre possibilità, per presentare nuovi problemi, che esigono sforzi differenti, ampliando ulteriormente l’osservazione e la memoria.

Le materie, quindi, devono essere poste in modo problematico, che stimola a pensare e a trovare nuove soluzioni, costituendo una spirale senza fine del processo di apprendimento.

L’organizzazione delle discipline non può essere, però, casuale: l’attività intelligente ha bisogno di scegliere ed organizzare mezzi ed azioni per poter conseguire un progetto o uno scopo.

CAPITOLO 8 – L’ESPERIENZA COME MEZZO E FINE DELL’EDUCAZIONE

L’autore, in questo ultimo passaggio, ribadisce l’importanza di una filosofia dell’educazione e di quanto sia fondamentale riflettere costantemente sul concetto stesso di educazione:

“il punto essenziale non è già la contrapposizione di educazione nuova e vecchia, […] ma sta nel porre il problema di che cosa si deve fare perché il nostro fare meriti il nome di educazione. […] Quel che desideriamo e che ci occorre è l’educazione pura e semplice, e faremo progressi più sicuri e definitivi quando ci applicheremo a scoprire che cosa sia propriamente l’educazione e a quali condizioni l’educazione cessi di essere un nome o uno slogan per diventare realtà” (J. Dewey, Esperienza e Educazione, pag. 84-85).

TEMI DEL LIBRO:

  • La pedagogia come scienza
  • Gli scopi sociali dell’educazione
  • Scuole tradizionali VS scuole nuove
  • La Scuola come comunità di pratica educante
  • La ragione (l’attività intelligente) come fondamento della crescita
  • Dal fare alla teoria: il ruolo fondamentale dell’esperienza
  • L’esperienza educativa di qualità
  • L’esperienza come mezzo e fine dell’educazione
  • L’importanza dell’ambiente educativo
  • Ruoli e compiti dell’educatore