Per imparare serve lentezza. Sembra assurdo, vero?

Ci siamo talmente abituati alla frenesia delle nostre vite che, ormai, fare qualcosa con calma sembra solo un lontano ricordo o un’utopia.

Eppure, è proprio questo che possiamo e dobbiamo fare: togliere il piede dall’acceleratore e riprenderci il tempo che ci spetta.

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è arrivato il tempo della lentezza

Come vivi il tempo nelle tue giornate? Con ansia, paura, noia? Oppure nemmeno ti accorgi che passano le ore?

Sappiamo che il tempo scorre velocissimo quando ci divertiamo, mentre è infinito quando ci annoiamo o siamo in ansia.

Per noi è normale che sia così, ma vale la stessa cosa anche per bambini e ragazzi?

Prima di addentrarci nell’argomento, se non l’hai già fatto, ti consigliamo di leggere l’articolo “Kairós e Chronos in equilibrio”, a cui segue quest’ultimo, che parla sempre del tempo, ma con un taglio educativo.

Bene, ora possiamo cominciare.

La prima cosa che faremo, come sempre nei nostri articoli, è quella di immaginare una situazione, che ci permetta di immedesimarci nei personaggi e di poter poi ragionare con più facilità su certe questioni. Quindi, se sei pronto, ti chiediamo di fare un bel respiro e di saltare a piedi pari dentro a questa scena.

Senti la campanella? È ora di entrare in classe!

Tranquillo, non è una scuola qualsiasi: stiamo parlando di Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria più famosa al mondo.

Mentre il professor Piton chiede chi conosce la formula della pozione Polisucco, Hermione ha già la mano alzata da quando è entrata in classe, Harry si guarda in giro immerso nei suoi pensieri, Ron abbassa lo sguardo sperando di non essere chiamato e Draco sghignazza e continua a prendere in giro i suoi compagni.

Hai il quadro della situazione? Qual è la prossima mossa di Piton secondo te?

Non chiamerà certamente Hermione perché il suo comportamento da saputella lo infastidisce, lascerà stare Draco perché altrimenti potrebbe disturbare ancora di più e richiamerà Harry per riportarlo al “qui ed ora”. A questo punto resta solo il povero Ron, che diventa il bersaglio del professore. Il ragazzo, però, non parla, Piton vuole una risposta subito e i compagni gli lanciano sguardi giudicanti o lo incalzano con disprezzo, dicendogli che la soluzione è facilissima. Di fronte a questa situazione, il tempo per Ron si congela.

Nell’esempio che ti abbiamo appena proposto, ci sono diverse dinamiche in gioco che andrebbero analizzate, ma qui vorremmo parlare con te del tempo necessario all’apprendimento.

“L’educazione richiede pazienza, tranquillità e lentezza.[…] Apprendere è un processo, anche se spesso ne limitiamo la portata e il percorso naturale e vogliamo renderlo il più rapido possibile. Ci riferiamo ad apprendimenti compiuti per essere compresi. L’apprendimento mnemonico per un esame, che una volta fatto si dimentica, non è un apprendimento comprensivo e non richiede tempi molto lunghi. Questo tipo di apprendimento avviene in modo affrettato.” (Joan Domènech Francesch, Elogio dell’educazione lenta, 2011).

Sei d’accordo con questa affermazione? Ora andremo a ragionare insieme su queste poche righe, che racchiudono numerosi spunti utili per affiancare le persone in crescita.

Un primo aspetto fondamentale di questa citazione, che non possiamo non sottolineare, è quello del legame imprescindibile tra apprendimento ed emozioni: un ambiente sereno è determinante per il successo scolastico.

Studi recenti dimostrano, infatti, che “il nostro cervello, mentre pensa, sente anche” (Daniela Lucangeli, Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere, 2019). Nel nostro corso sulle mappe mentali e in altri nostri articoli abbiamo già discusso del legame tra le emozioni e l’apprendere, ma l’argomento è talmente vasto che sicuramente torneremo a parlarne ancora.

Un secondo punto su cui vogliamo ragionare riguarda il tempo.

è arrivato il tempo della lentezza

La società in cui siamo immersi ci porta erroneamente a pensare che velocità equivalga a bravura, istantaneità significhi qualità e che imparare a memoria voglia dire essere competente.

Non siamo mai stati così lontani dalla verità.

Sembra assurdo affermare che per imparare serve lentezza, ma in effetti è proprio così.

La natura dell’essere umano non è legata all’ottimizzazione dei tempi, all’eliminazione dell’errore e all’esasperazione della produttività. L’uomo, invece, è stato “progettato” per imparare dai propri fallimenti, seguendo tempi e risorse diversificati.

Ciò significa che naturalmente si procede per tentativi ed errori, perché senza questi ultimi non ci sarebbero evoluzione e progresso. Ognuno ha il diritto di usare il tempo che gli serve per imparare, questo implica che ogni persona creerà il suo percorso, procedendo al proprio ritmo. Infatti, imporre un tempo omologato e uniforme è tipico della catena di montaggio ed essa non ha niente a che fare con la natura umana.

Quindi, che cosa dovrebbe fare Piton (che rappresenta gli adulti in generale) con Ron (che è portavoce di tutti i bambini e ragazzi)?

Prima di tutto, come adulto di riferimento e responsabile, egli dovrebbe restituire al ragazzo il tempo necessario per apprendere. Così facendo, riuscirebbe a dare il giusto respiro ed importanza all’apprendimento profondo e permanente.

Ma cos’è l’apprendimento profondo e permanente?

A differenza di quello che ci raccontavano un tempo, l’essere umano non smette mai di imparare. La nostra intera vita è costellata di nuove conoscenze ed esperienze, che ci permettono di assaporare ogni momento fino in fondo e con serenità, allungando assieme al tempo educativo anche la speranza di vita.

Quindi, perché accelerare?

Quella che ti stiamo riportando qui non è la nostra personale visione della realtà, ma è ciò che caratterizza la nostra attuale società, definita Società della conoscenza; questo vuol dire che la società industriale, che ha caratterizzato gli ultimi due secoli, ormai è superata da tempo, ma continuiamo a vivere secondo i suoi ritmi e le sue regole.  

Nonostante si discuta oramai da tempo di educazione formativa e di costruzione di competenze, nel mercato della domanda e dell’offerta prospera ancora una scuola accelerata, competitiva, materialista e disumanizzata, con programmi (che sulla carta non esistono nemmeno più da tempo, poiché sono stati sostituiti con indicazioni e raccomandazioni) sovraccarichi di contenuti e con liste infinite di obiettivi, che vengono stilati per essere raggiunti in men che non si dica.

Non ti sembra un paradosso? Adesso che abbiamo la possibilità di darci tutto il tempo necessario per imparare e vivere appieno, rimaniamo radicati nel passato, insistendo a voler anteporre il prodotto al processo, la quantità alla qualità.

Ora che abbiamo messo a fuoco il problema, andiamo a vedere una possibile soluzione.

è arrivato il tempo della lentezza

Il primo passo per restituire all’educazione il proprio tempo è quello di essere consapevoli di tutto ciò che è emerso fin qui. Leggere con occhi nuovi (o meglio dire aperti) il nostro tempo e le sue necessità ci consente di spezzare quella catena di eventi che, imperterrita, porta le generazioni future a non poter vivere con serenità il loro processo formativo.

Di che cosa stiamo parlando? Prova a togliere il piede dall’acceleratore. Decelerare la nostra vita, come decelerare l’educazione, è ora più che mai urgente: è questo il tempo di diminuire la velocità per eliminare la superficialità e ridonare profondità e serenità al nostro vivere.

Quando ti capita di farti prendere dalla frenesia, di pretendere di voler imparare istantaneamente qualcosa di nuovo o di perdere la pazienza perché qualcuno non apprende in fretta, fai un bel respiro: hai tutto il tempo del mondo e tutti abbiamo il diritto di utilizzarlo per sbagliare ed imparare al nostro ritmo.

Rivendica per te stesso e per il mondo la lentezza: le slow cities restituiscono tempo ai loro abitanti per instaurare e mantenere buone relazioni sociali; lo slow food ha l’obiettivo di imparare nuovamente ad assaporare un cibo di qualità, al fine di prendere consapevolezza di sé e della propria salute; quindi la slow education mira a ritrovare il tempo giusto per ognuno, a favorire l’emancipazione e la felicità e dove l’attenzione ai più deboli non deve essere ribadita o rispolverata, ma è intrecciata alle maglie della comunità. “I cambiamenti che negli ultimi cinquant’anni hanno avuto luogo nel campo dell’educazione indicano che il principio secondo il quale tutti possono essere educati è un principio universale e che questo può diventare realtà se si presta un’attenzione speciale ai ritmi individuali e collettivi degli apprendimenti” (Joan Domènech Francesch, Elogio dell’educazione lenta, 2011).

Se anche tu, leggendoci, hai percepito la fievole luce di un lumino dietro una finestra buia, se ti ritrovi in qualche parola immersa tra le righe del nostro scriverti, allora significa che hai gli occhi aperti e che probabilmente, anche senza esserne pienamente consapevole, hai oltrepassato la linea della frenetica staticità. Perciò ti diamo il benvenuto e ti diciamo, con cuore aperto, che ti stavamo proprio aspettando!

“Non possiamo restare sempre immobili, bloccati nella stagione dell’inverno: dobbiamo arrivare alla nostra primavera e nella nostra primavera i fiori sbocciano, le sementi germogliano, il sentire della nostra mente diventa comportamento. Entriamo nel nostro sentire che agisce la trasformazione: la pazienza di ricominciare.” (D. Lucangeli, “La mente che sente”, 2021).