Come vivi il tempo nelle tue giornate? Con ansia, paura, noia? Oppure nemmeno ti accorgi che passano le ore?

Fermati un istante e chiediti se sei tu che gestisci il tuo tempo o è lui che gestisce te.

Sappiamo che il tempo scorre velocissimo quando ci divertiamo, mentre è infinito quando ci annoiamo o siamo in ansia.

Per noi è normale che sia così, ma ti sei mai chiesto perché accade questo cambio di percezione continuo?

Piccolo indizio: esistono due tipi diversi di tempo, Kairós e Chronos.

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KAIRÓS E CHRONOS IN EQUILIBRIO

Per poter discutere con te di Chronos e Kairós, ci piacerebbe sperimentare la tecnica delle visualizzazioni.

Vogliamo subito rassicurarti: non ci sarà nessun viaggio extraterrestre o extracorporeo, non dovrai metterti per forza nei panni di un monaco buddista e non sarà necessario ripetere il mantra per evocare l’aiuto dell’universo.

Mettiti per un attimo nelle mie scarpe (sono Giulia, il mio numero di piede è il 39, di solito indosso le infradito) e prova a vivere con me quello che adesso ti racconto.

Verso la metà del 2022 il mio compagno ed io abbiamo maturato la decisione di trasferirci in un altro Paese dall’inizio del 2023. Abbiamo cominciato ad organizzare la nostra partenza da settembre, acquistando i biglietti aerei e prenotando l’alloggio. Da quel momento in poi ogni giorno ci è sembrato e ci sembra un’eternità.

Hai presente quando speri di essere oltre la metà della giornata, di aver fatto almeno un giro di boa e poi, controllando l’ora, scopri che sono solo le 9.47 di mattina?

Ecco, questo è il nostro leitmotiv degli ultimi sei mesi!

Il mio vivere il tempo è condizionato dall’attesa di veder realizzato il progetto di trasferirmi in un altro Paese: questo è il mio Kairós in disequilibrio con il Chronos.

Ma cosa significano esattamente queste due parole?

Per darti una risposta precisa, andiamo a bussare alla porta (come spesso accade) degli antichi greci.

Kairós è il tempo degli eventi, dell’occasione, del momento presente ed è strettamente connesso alla qualità. Chronos è il tempo che passa, è la durata, è il cambiamento permanente. “Chronos è il dio che divora i suoi propri figli” (Joan Domènech Francesch, Elogio dell’educazione lenta, 2011).

Sei ancora nelle mie scarpe? A questo punto, non ti viene da chiederti perché l’attesa della partenza stia rallentando così tanto lo scorrere delle lancette dell’orologio?

Il punto è che quello che viviamo e come lo viviamo ci fa percepire Chronos a volte come un qualcosa che ci sfugge di mano, altre, invece, come lo stare fermi ad aspettare che una lumaca attraversi la strada.

a chi serve l’ossigeno?

Questo accade di continuo nelle nostre vite: prima di sostenere un esame o nella sala d’attesa del dentista contiamo ogni secondo agonizzando, mentre quando passiamo una serata tra amici o assistiamo ad un concerto sembra finisca tutto in uno schiocco di dita.

Anche se siamo abituati a vivere così, dovremmo però fare i conti con il fatto che si tratta di un disequilibrio.

L’essere umano, in sé, non è nato con la mania di controllo del tempo e con il pallino dell’efficienza della produzione, ma è una “genialata” che si è evoluta a partire dalla rivoluzione industriale e che ha raggiunto il suo apice con lo sviluppo contemporaneo delle nuove tecnologie.

Produrre in modo ossessivo compulsivo senza possibilità di errore, perseguendo la “dea efficienza”, è ciò che richiede la nostra società del consumo, dove predomina la quantità alla qualità e, di conseguenza, dove Chronos fagocita Kairós.

Forse non ce ne rendiamo conto, ma il nostro tempo viene continuamente strappato, poi ricucito, poi contorto e ancora dilaniato.

Dal tempo scandito dalle stagioni, dai profumi e dai colori, siamo passati agli eventi ritmati dall’orologio: “per millenni gli esseri umani hanno cacciato, custodito greggi, coltivato campi, solcato mari e attraversato terre, non solo senza i nostri orologi meccanici, ma senza alcun tipo di apparecchio per la misurazione del tempo. Allora non esisteva un tempo misurato, ma solo un tempo stimato.” (Ernst Jünger, El libro del reloj de arena).

Nel nostro mondo così fluido, sfuggente e intransigente, l’acquisto di un oggetto non significa più gioire per aver finalmente soddisfatto un desiderio, ma diviene sinonimo di insoddisfazione costante, perché, dal momento in cui si possiede, perde valore e deve essere sostituito con un altro. “Un’eterna insoddisfazione regola la nostra vita di consumatori dal punto di vista temporale.” (Joan Domènech Francesch, Elogio dell’educazione lenta, 2011).

Il messaggio che sembra emergere da tutto questo è che forse il tempo non è denaro, ma è vita e, in quanto tale, dovrebbe essere accompagnata da un valore profondo come merita.

Di conseguenza, il tempo dell’attesa non dovrebbe essere vissuto come un pesce che boccheggia all’interno di una pozzanghera d’acqua, ma come Nemo che esplora la barriera corallina per la prima volta, ne assapora tutta la sua magnificenza e fa tesoro di ogni esperienza che vive.

Come fare? Sicuramente si potrebbe cercare di rimettere in equilibrio Kairós e Chronos: non facciamoci distruggere dalla tempesta degli eventi e non lasciamoci manovrare dal tempo inesorabile che scorre.

Abbracciamo quello che viviamo ogni giorno, cerchiamo di assaporare le piccole cose positive che ci accadono e sfruttiamo tempo ed eventi per perseguire scopi profondi e serenità: non si tratta di lottare contro la tempesta, ma piuttosto di navigarci attraverso.

Namasté