È una domanda semplice, ma per nulla banale.

Riprendiamo insieme alcuni interessanti studi sull’happiness e cerchiamo di capire da cosa dipende davvero la nostra felicità.

Come equilibrare il benessere economico con quello sociale? Quanti tipi di felicità ci sono? Come coltivare l’ottimismo e lo humor? Quali relazioni favoriscono la felicità?

7 min.

sinceramente... sei felice?

Ti è mai capitato nell’arco di una giornata di ricevere dei segnali inconfondibili da parte dell’Universo? Che ti spingono a riflettere su un preciso argomento? Che ti portano inevitabilmente su sentieri che non avevi previsto di percorrere almeno per quel giorno?

Sembra a volte di essere all’interno di un film. Sei immerso in pensieri che si susseguono l’un l’altro mentre bevi una tazza di caffè, guardando distrattamente fuori dalla finestra.

Cambio di scena.

Il tuo smartphone emette un segnale e fa lampeggiare una lucina verde.

Non puoi fare a meno di leggere la notifica che ti è appena arrivata. È una persona che conosci, ma è diverso tempo che non la vedi in flesh and bones (in carne ed ossa).

Il suo messaggio sembra l’ultima pagina incompleta del tuo album di figurine: ogni casella contiene una parte fondamentale, necessaria per dare corpo e significato all’intero lavoro; ogni invio diventa il numero in cui verrà attaccata la figurina successiva. Il messaggio viene decifrato. È semplice e brutale.

“Ho un presentimento

a pelle

sinceramente

sei felice?”

Per rispondere mi ci vuole un po’. È necessaria una riflessione profonda e ho tutta l’intenzione di dare una risposta vera, concreta, tangibile.

Ciò che scrivo non viene creduto reale. D’altro canto come si può pensare di racchiudere in un sms il cammino interiore di un’intera esistenza? Come ho potuto  dare per scontato che tre semplici parole potessero comunicare all’altro la mia vita, il suo significato e il suo scopo?

Cambio di scena (stessa giornata).

Sto ritornando a casa, sono in aereo e sto leggendo un libro che arricchisce l’anima. Alla pagina 100 c’è un intero paragrafo intitolato “Che cosa ci rende felici?”.

Divoro le pagine, mi ritrovo, mi riconosco, ringrazio, respiro a fondo e mi accorgo, ad un certo punto, di sorridere e annuire con la testa. In quel preciso istante una bambina, seduta nel posto 31C, fissa la madre, le avvolge le guance con le sue manine, la bacia e le dice “Mamma, lo sai che sono felice?”.

D’accordo Universo, ho capito. Messaggio ricevuto.

Prima di continuare in questa lettura, ti chiedo di dedicare qualche istante del tuo tempo al tuo pensare sulla felicità. Quali immagini ti vengono in mente istintivamente? Che cosa affiora in te? Cosa leghi indissolubilmente all’essere felice? Quando ti sei sentito/ti senti felice?

Molti studi sono stati dedicati a questo tema. Numerose ricerche longitudinali (distribuite nel tempo) hanno dimostrato che, a partire proprio dal secondo dopoguerra, nei paesi occidentali il grado di soddisfazione che le persone provano nei confronti della loro vita non ha registrato miglioramenti significativi. Inoltre il confronto del livello di felicità tra diversi paesi mostra in modo evidente che gli abitanti dei paesi più poveri sono più felici rispetto a quelli dei paesi più ricchi.

Il denaro non fa la felicità? Sembra proprio che l’accesso ai beni di consumo non garantisca uomini e donne felici e disporre di più denaro non è il fine, ma uno dei mezzi per provare ad essere contenti.

Quali sono, allora, i fattori che sono strettamente correlati con l’happiness?

Sinceramente... sei felice?

Gli studiosi, nel corso di diversi anni, confermano che le buone relazioni tra le persone garantiscono una certa felicità a chi vi è immerso.

A conferma di ciò, gli effetti positivi del benessere, conseguenti al miglioramento delle condizioni economiche, sono stati segnati da un peggioramento delle relazioni tra le persone, sia nella quantità che nella qualità.

Bartolini, nel suo libro “Manifesto per la felicità. Come passare da una società del ben-avere a quella del ben-essere”, spiega in modo dettagliato come sia necessario raggiungere un buon equilibrio tra il vivere in e per la comunità, preservando una robusta individualità e libertà personali.

D’altronde io stessa l’ho sperimentato più e più volte quanto sia estremamente faticoso e dispendioso essere in relazione con gli altri mentre la tua individualità vacilla e si oscura per fare posto alla luce di chi ti sta intorno.

In altre parole, non è sano e non ti rende felice se, per aiutare e mantenere dei buoni rapporti nella società in cui sei immerso, ti modelli sulle volontà e le esigenze degli altri fino ad annullare te stesso. In realtà è proprio l’opposto, se riesci a mostrare la tua vera essenza ed originalità, allora la tua luminosità potrà intrecciarsi con altre, illuminerà percorsi infiniti e riuscirà ad affievolire il buio di altri.

Gilbert, ricercatore e psicologo della Harvard University, ha individuato tre tipi di felicità.

La felicità emotiva è passeggera e legata ad una esperienza pratica. Io, ad esempio, la provo quando finisco di leggere un libro coinvolgente e arricchente, oppure quando gusto un piatto prelibato nel mio ristorante vegano preferito.

La felicità morale, invece, si manifesta nel momento in cui noi abbiamo determinati valori e riusciamo ad indirizzare la nostra vita seguendoli.

È capitato anche a te di sentirti estremamente appagato e soddisfatto quando hai rivolto un sorriso di incoraggiamento a qualcuno che ti sembrasse averne bisogno? O quando hai visto una persona in difficoltà e le hai offerto il tuo aiuto? Anche solo per attraversare la strada o per caricarle le borse della spesa in auto? Ecco, questa è proprio la felicità morale.

Se infine siamo felici in base ad una nostra valutazione sul mondo, allora siamo di fronte alla felicità basata sul giudizio. Io, ad esempio, provo questo tipo di happiness quando cammino nel bosco e sono intinta nella natura oppure quando una mia amica/un mio alunno mi comunica che le/gli è capitato qualcosa di bello.

Altri studi, ancora, hanno evidenziato che precise scelte, legate ai pensieri e ai comportamenti, illuminano il sentiero per la felicità. Essere grati, essere gentili e generosi, coltivare l’ottimismo e  lo humor sono le chiavi per vivere bene, in armonia con il mondo e raggiungere livelli di felicità superiori.

Sinceramente... sei felice?

È vero che partecipare ad un concerto, andare in vacanza, andare a ballare ci procurano gioia, ma questa sensazione passa veloce a esperienza conclusa. Se vogliamo provare a costruire e a mantenere qualcosa di più duraturo e profondo, allora dobbiamo spenderci nelle relazioni che costruiamo e nel modo in cui scegliamo di abbracciare la nostra esistenza.

Io sto scegliendo me stessa per poter stare bene in relazione con l’altro da me. Io sto scegliendo la gentilezza per poter seminare accoglienza e allontanare l’egoismo e le distanze. Io sto scegliendo la generosità, perché fa bene al cuore. Io sto scegliendo l’ottimismo, perché il bicchiere mezzo pieno mi permette di bere costantemente anche se, a volte, in piccoli sorsi. Io sto scegliendo lo humor (forse mescolato ad un po’ di follia), perché mi dimostra costantemente che contagia e solleva gli animi (prima di tutti il mio).

È semplice? No, non lo è. Costa fatica e molte energie vengono impiegate per rimodulare pensieri e azioni.

Mi riesce sempre? No, a volte cado in vecchi meccanismi, ma più si fa pratica e più ci si rialza velocemente. Quindi, perché non provarci? Mal che vada decidi di rimanere quello di sempre.

Che cosa ho risposto al messaggio del mio amico?

Sinceramente … sì, sono felice e spendo tutta me stessa per poter continuare su questa luce.

E tu? Come stai? Come ti spendi?

“La gioia è davvero sinonimo di un tesoro prezioso, sia metaforicamente che sostanzialmente. Vi esorto a interpretare in questa chiave tutte le esperienze positive che incontrate, dai minuscoli accadimenti del quotidiano alla maestosità della gioia senza confine, come meta dell’anima.” (D. Lucangeli, “La mente che sente. A tu per tu: dialogando in vicinanza, nonostante tutto”, 2021).