Cosa ti viene in mente se pensi ai numeri?

Ci associ qualcosa di positivo o negativo?

Ti sono indifferenti o sono legati a dei ricordi specifici nella tua mente?

Nell’articolo di questa settimana, ci immergeremo insieme nel rapporto che abbiamo con i numeri e nelle emozioni e sensazioni che si risvegliano nella nostra mente quando vengono associati ad un posto specifico come la scuola.

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Se ti è capitato di leggere qualche altro nostro articolo, ti sarai accorto che ci piace farti immergere in esempi pratici, per rendere più chiaro possibile quello di cui vorremmo discutere con te.

Immagina la scena: ci troviamo seduti in cerchio su un prato, all’ombra di un grande salice e stiamo per dar vita a un brainstorming.

Prima di proseguire, per fare chiarezza, un brainstorming è un’attività in cui, dato un concetto o una parola chiave, si fanno emergere in modo istintivo tutte le informazioni che vengono in mente e si riportano in un cartellone/ una lavagna / una bacheca virtuale ecc.

Pronto per aprire i cassetti della memoria? Che cosa ti viene in mente se ti dico numero?

E se connettiamo numero a scuola, che cosa emerge nella tua mente?

Noi, ad esempio, abbiamo subito collegato queste parole al registro di classe.

Quando eravamo a scuola il nostro nome e cognome era associato ad un numero specifico, che, a partire dai primi giorni di settembre e fino agli inizi del giugno successivo, diventava uno studente in carne e ossa, con pregi ma soprattutto difetti e noi eravamo destinati a prendere la forma del suo avatar.

Un po’ troppo fantascientifico? Tentiamo di spiegarci meglio.

Non so se è capitato anche a te, ma nel nostro caso, ogni mattina, varcata la soglia della classe, speravamo che nessun insegnante chiamasse il numero 5, 19 o 26, perché questo non significava che la nostra bruschetta alla sagra del paese era pronta da ritirare, bensì venivamo traghettate a forza nel mondo delle interrogazioni a sorpresa.

A sorpresa, perché, per quante previsioni, calcoli matematici o delle probabilità potessimo fare, non riuscivamo mai ad anticipare le mosse dei professori. Anche perché, per qualche misterioso e sadico motivo, ognuno di loro applicava tecniche differenti che, a volte, inventavano sul momento.

Ecco che il meraviglioso ed infinito mondo dei numeri diventava una sofisticata macchina ‘sforna-metodi-per-interrogare’.

C’era il docente amante della matematica, che si dilettava a compiere calcoli complessi, utilizzando i numeri delle pagine dei libri; c’era quello ispirato dall’oroscopo, che utilizzava i numeri che componevano la data del giorno dell’interrogazione; c’era il maniaco dell’ordine, che doveva per forza seguire l’alfabeto e quindi chiamava i primi e gli ultimi 3 del registro; c’era poi lo smemorato, che si ricordava all’ultimo minuto che gli mancavano dei voti e perciò doveva riempire le caselle del numero 6, 16 e 20. Credo che potresti continuare benissimo anche tu con altri significativi esempi.

Nel nostro brainstorming crediamo non possa mancare la connessione tra numero-scuola e i voti.

Ci sarebbe molto da dire sul sistema di valutazione, che cosa significhi valutare e quanto sia difficile farlo, ma non è l’obiettivo che ci siamo prefissate per questo articolo.

Ciò che ci interessa mettere in evidenza è il legame inscindibile che esiste tra la preparazione, la performance e il numero che viene attribuito a queste due da un’altra persona, che è etichettato come il “professionista dell’educazione”.

Questo significa che il tempo e le energie dedicate allo studio, nell’ottica tradizionale della scuola, sono finalizzati allo svolgimento di una prova ( scritta o orale ), che dovrebbe dimostrare la competenza raggiunta da parte dello studente. A questo punto l’insegnante attribuisce un numero alla prestazione.

che numero sei (stato)

Fin qui sembrerebbe un processo lineare e scontato. Come ben sappiamo e abbiamo sperimentato fin troppo sulla nostra pelle, la realtà della vita scolastica ( ma non solo, perché potremmo parlare di performance lavorative o sportive ecc. ) è più complessa e variabile.

Durante le interrogazioni e le verifiche entrano in gioco le emozioni, le relazioni, i metodi di studio, le aspettative, le esperienze passate oltre che l’oroscopo, il meteo e un cattivo karma. Questo per dire che la vita a scuola è tutt’altro che semplice e chi la risolve con la classica frase “cosa dovrai mai fare? Devi solo andare a scuola e studiare. La tua sì che è una bella vita!”, nel 90% dei casi è una persona che ha frequentato per un tempo limitato la scuola, oppure soffre di una grave forma di amnesia.

Ci piacerebbe affrontare questi argomenti di persona, per poter approfondire i vari temi e sentire la tua esperienza personale con i numeri a scuola. Crediamo che ognuno di noi abbia molto da dire a riguardo e se ne potrebbe parlare per ore!

Avendo qui tempo e spazio limitati, vogliamo concludere con questa domanda: tu che numero sei ( stato )?

Simona era un 6 e mezzo perenne nei temi di pedagogia, Giulia era un 5 e mezzo in inglese e Anna era un 6 in tedesco.

Per quanto ci sforzassimo di migliorare, ricorrendo ad ogni metodo/ tecnica/ consiglio possibili fino ad arrivare a bere acqua santa giunta direttamente da Lourdes, noi eravamo quel voto e avevamo un’etichetta fluorescente e permanente che ci aveva cucito addosso quell’insegnante.

Per fortuna poi si cresce, abbiamo imparato più dalle nostre cadute che dai nostri successi e vi possiamo garantire che, nel tempo, quelle etichette si sono rivelate più sbagliate che mai, tanto che ora ci fanno giusto sorridere.

Ti ringraziamo per averci letto fin qui e ti lasciamo con questa frase, scritta da George Bernard Shaw:

L’unico uomo di buon senso che ho incontrato era il mio sarto: lui mi prendeva le misure ogni volta che mi vedeva, mentre gli altri tenevano quelle vecchie e si aspettavano che mi ci adeguassi”.