ARGOMENTO 1 – LA COMUNICAZIONE
Nella prima parte del libro, l’autore definisce la Comunicazione, quella autentica, viva e attiva. Comunicare non significa semplicemente parlare con qualcuno, ma vuol dire entrare in relazione profonda e sincera con noi stessi e con gli altri, condividere conoscenze ed esperienze personali e, soprattutto, immedesimarsi nei pensieri e nelle emozioni dell’altro.
Ci sono due tipi di comunicazione: quella razionale e quella emozionale. La prima è quella in cui vengono trasmessi dei contenuti senza coinvolgere le emozioni, le lezioni a scuola ne sono un esempio. La comunicazione razionale da sola non è capace di creare dialogo e relazione, perché, senza la sua controparte emozionale, manca la possibilità di crescere e conoscersi profondamente.
È indispensabile, dunque, la comunicazione emozionale, che si attiva quando cerchiamo di capire l’emotività degli altri e riconosciamo che, nonostante le nostre differenze individuali, viviamo tutti nella stessa condizione umana.
ARGOMENTO 2 – COME COMUNICARE
La comunicazione avviene attraverso 3 diversi linguaggi. Il primo è quello delle parole: esse possono creare relazioni solo se sono profonde, sincere, ricche di emozioni e rispettose del tempo interiore di ogni individuo.
Nella comunicazione è fondamentale immedesimarsi nell’altro perché, se non lo si fa, si rischia di dire parole che possono ferire le persone. È molto difficile provare a capire i pensieri e le emozioni di chi ci circonda, ma è importante farlo, per allenarci ad usare parole gentili, che rafforzino i legami invece di spezzarli.
Un buon allenamento è quello di chiedersi: cosa vorrei sentirmi dire io in questa situazione?
Per comunicare, però, le parole non sono sufficienti. Queste devono sempre essere in equilibrio con altri due linguaggi: quello del silenzio e quello del corpo vivente.
Il silenzio è una lingua a sé, ricchissima di significati sempre diversi. Esso serve per scandire i tempi della comunicazione, riflettere, assimilare le parole dette e legarle a delle emozioni. Stare in silenzio diventa indispensabile nella quotidianità, perché è l’unico modo per entrare nella nostra interiorità e, di conseguenza, conoscere meglio sia noi stessi che gli altri.
Assieme al silenzio, l’altra esperienza indispensabile è la solitudine, che permette di allontanarsi dalla vita quotidiana e di concentrarsi sul proprio mondo interiore. La solitudine non è da confondere con l’isolamento: mentre quest’ultimo porta la persona a chiudersi in se stessa, la solitudine permette di creare relazioni profonde, perché è aperta al mondo esterno.
Il terzo linguaggio, quello del corpo vivente, è composto da tutto ciò che comunichiamo con il nostro corpo e, spesso, ci permette di esprimere pensieri ed emozioni impossibili da spiegare a parole. Il volto ne è un chiaro esempio: con le espressioni del viso riusciamo a “dire” cose che a voce non sapremmo esporre.
ARGOMENTO 3 – COMUNICARE NELLA VITA QUOTIDIANA
Le nostre giornate sono ricche di incontri, che possono diventare relazioni profonde e sincere. Nella società in cui viviamo, però, i rapporti tra le persone sono fortemente influenzati dal mondo digitale, che ostacola la vera e umana comunicazione.
Nelle famiglie, a scuola e nelle altre occasioni sociali nessuno ha più tempo per ascoltare, sperimentare il silenzio e la solitudine, usare parole emozionali e tentare di capire gli altri. La televisione e i social media dominano i dialoghi tra le persone e i discorsi che ne escono sono vuoti e superficiali.
La scuola, in particolare, non solo non sta al passo con la rapida evoluzione della società, ma anzi è infastidita da questo sviluppo e, di conseguenza, risponde rallentando ancora di più i ritmi. La scuola è, ormai, totalmente estranea alla realtà che viviamo ogni giorno; essa non è più il luogo in cui si diffonde la conoscenza, ma diventa il posto in cui proteggersi da quest’ultima.
ARGOMENTO 4 – COMUNICARE NELLE DIVERSE ETÀ
In Parlarsi si spiega che ogni fascia d’età ha il suo modo di comunicare. Gli adolescenti, ad esempio, utilizzano parole e gesti che sono influenzati dalla tv e da internet, quindi il loro linguaggio è veloce e ripetitivo, gli argomenti sono spesso superficiali e manca il tempo per riflettere. La comunicazione degli adulti, invece, è monotona, priva di emozioni e molto tecnica. Infine il linguaggio degli anziani dipende da come essi si sono relazionati nel corso della loro vita: le loro parole possono creare relazioni profonde e sincere solo se in passato si sono dedicati all’ascolto, alla riflessione, alla solidarietà, alla speranza ecc.