Quante volte gli insegnanti dicono che uno studente “ha una bella testa, ma non la usa”?

Perché il mondo degli studenti e quello dei docenti sembrano parlare lingue completamente diverse che non troveranno mai un punto di incontro?

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Se fossimo capaci di viaggiare nel tempo e introdurci furtivamente all’interno degli spazi scolastici durante i temuti colloqui tra genitori e insegnanti, probabilmente ascolteremmo sempre le stesse frasi.

Ti è mai capitato di sentire “è intelligente ma non si applica”?

Sia che si tratti di uno studente degli anni ’80, 2000 o dell’anno scolastico appena concluso, questa è la frase più spesso riportata dai genitori di ritorno dagli incontri con gli insegnanti.

Forse è capitato anche a te.

Com’è possibile che, molto spesso, agli occhi degli adulti i bambini e i ragazzi sembrino non impegnarsi abbastanza?

Com’è possibile che, altrettanto spesso, agli occhi dei bambini e dei ragazzi il mondo degli adulti sembri non capire quanto faticoso sia il lavoro dello studente?

La questione è molto complessa, sia per tutti gli attori in gioco (insegnanti, studenti, genitori), sia per il contesto (tempo storico, cultura di appartenenza, abitudini, area geografica …), che per i principi e i metodi con cui sono state costruite le relazioni educative tra le parti.

Qui ci interessa sottolineare un “semplice” fatto:

Tutti prima o poi ci siamo trovati in difficoltà durante il percorso scolastico.

Per quanto una persona si impegni e studi ci sarà un momento in cui un argomento, una lezione, una disciplina o un esame la metteranno alla prova, facendola sentire insicura o addirittura inadeguata al compito.

Ebbene sì, succede perfino ai secchioni! Anche se magari non te lo diranno mai.

Di solito nella vita scappare non ti aiuta a risolvere i problemi, quindi bisogna cercare altri sistemi che ti permettano di trovare delle buone soluzioni. La chiave probabilmente sta nel percorrere una strada a doppio senso.

ha una bella testa ma non la usa

Se sei uno/a studente/essa in difficoltà la cosa migliore è accettare di non essere perfetti e chiedere aiuto. Non perché qualcuno si sostituisca a te e ti risolva il problema, ma perché ti si affianchi e ti accompagni per il tratto necessario, finché non sarai in grado di farcela da solo/a.

Se sei un adulto che educa e ti accorgi che una persona è in difficoltà ti invitiamo ad osservare ciò che succede per provare a capire perché succede; al contempo apri la tua mente e accogli l’altro così com’è e non come lo vorresti tu.

Solo in questo modo potrai effettivamente vedere le sue debolezze, le sue capacità e le sue potenzialità, saprai metterti al suo fianco e riuscirai ad accompagnarlo per il tratto necessario, affinché impari dai suoi errori e sia pronto per proseguire da solo.

Questi consigli sembrano facili da applicare o addirittura banali, ma ti possiamo assicurare che metterli davvero in pratica, mantenendo una certa coerenza tra ciò che si pensa e ciò che si fa, richiede una bella dose di allenamento.

Ti possiamo altrettanto garantire che saper chiedere aiuto quando è necessario e imparare a comprendere e ad aiutare l’altro, sono dei piccoli cambiamenti che portano a grandi risultati, perché fanno sentire bene sia te che tutti quelli che ti circondano.

In conclusione, se ti capitasse di sentirti dire che non sei portato per lo studio quindi forse è meglio se vai a lavorare o che non sfrutti al massimo le tue capacità, non abbatterti, cerca qualcuno che ti possa aiutare a capire come superare l’ostacolo.

Farai fatica? Certamente sì, ma non sarai da solo.

Dovrai usare una buona parte del tuo tempo? Certo, ma ne varrà la pena.

Prendila come un’escursione in montagna: la salita può essere lunga e ripida, ma quando arrivi in cima la soddisfazione e la vista sono impagabili e … penserai subito alla prossima vetta da scalare.