CAPITOLO 1 – EDUCAZIONE TRADIZIONALE E EDUCAZIONE PROGRESSIVA
In questo primo capitolo l’autore analizza le differenze radicali che intercorrono tra le scuole tradizionali e le scuole nuove.
Il sistema tradizionale impone il sapere dall’alto e da fuori. Norme, programmi e metodi sono decisi e prescritti dal mondo adulto a persone in crescita. Il sapere proposto è statico, arido, già codificato e completamente separato dall’esperienza.
In opposizione a questo paradigma conservatore si delinea un nuovo modo di fare istruzione ed educazione, una scuola nuova dove viene dedicata una grande attenzione alle capacità degli allievi, cercando di sviluppare le loro potenzialità. Le scuole nuove propongono un sapere basato sull’esperienza, da cui poi si costituiscono le diverse teorie.
La nuova visione dell’educazione, quindi, pone l’allievo al centro, ma in che modo si può tradurre in pratica efficace l’agire pedagogico?
CAPITOLO 2 – BISOGNO DI UNA TEORIA DELL’ESPERIENZA
Dewey conferma la centralità dell’esperienza nei processi di apprendimento, ma precisa che non tutte le esperienze sono per forza di cose da considerarsi educative.
Esistono, difatti, delle esperienze diseducative: quando fermano o deviano un’esperienza ulteriore o limitano la libertà d’azione. In questi casi esse portano ad un’inutile perdita di energia, di attenzione ed evidenziano una mancanza di autocontrollo.
Il problema centrale, secondo l’autore, di un’educazione basata sull’esperienza consiste nel fatto che il suo effetto non è subito visibile; esso, infatti, si manifesterà nel tempo e troverà, se positivo, espressione nel desiderio di compiere altre nuove esperienze significative (continuum sperimentale).
CAPITOLO 3 – I CRITERI DELL’ESPERIENZA
L’autore ridefinisce il concetto di esperienza in senso anche filosofico: è il motivo per il quale questo capitolo viene considerato centrale.
Per costruire un’educazione che sia democratica, l’educatore deve mantenere il focus su tre principi fondamentali:
- PRINCIPIO di CONTINUITÀ = le esperienze modificano le persone che le compiono, creano conoscenze ed abitudini nuove ed influiscono sulla qualità delle esperienze future.
- PRINCIPIO di CRESCITA = l’educazione si può definire tale se la continuità dell’esperienza permette una crescita effettiva della persona. Le esperienze sono di qualità se permettono di incrementare la capacità di acquisire nuove esperienze e di interagire positivamente con il mondo.
- PRINCIPIO di INTERAZIONE = una didattica significativa ed efficace deve tener conto dell’identità dei soggetti in formazione, della loro esperienza precedente, delle conoscenze e delle abilità già acquisite.
L’educatore, in quest’ottica, ha la responsabilità di creare situazioni di apprendimento che rispettino i principi di continuità e di crescita, legando insieme passato, presente e futuro. L’educatore, perciò, ha il potere di regolare l’ambiente, che interagisce nell’esperienza educativa, acquisendo, così, un valore fondante.
CAPITOLO 4 – CONTROLLO SOCIALE
Nelle scuole tradizionali il controllo sociale è rappresentato dall’autorità esercitata dall’insegnante.
Se, come è stato più volte sottolineato nei capitoli precedenti, si ravvede la necessità di un cambio di paradigma educativo, bisogna rivedere il concetto di autorità ed il suo utilizzo. Questo non significa affatto rinunciare al controllo e far regnare il caos nelle scuole; il controllo, infatti, è inteso tutto interno alla natura stessa del vivere scolastico, aperto ad un’impresa collettiva.
L’ordine si sviluppa all’interno delle attività cooperative, dove accresce lo spirito di gruppo. I giochi portano alla condivisione e al rispetto delle regole e, se si verificano dei contrasti, si accetta la consultazione e la decisione di una persona neutrale, l’arbitro (il docente).
L’educazione, così, diviene un processo sociale in cui ogni gruppo condivide un codice di comportamento, che segna in modo positivo il futuro di relazioni con gli altri.
Il docente è parte integrante di questa impresa e la sua libertà è in gioco come quella di tutti gli altri membri. Egli deve essere giusto e leale e, per poter costruire esperienze significative, deve partire dai bisogni e dalle capacità dei propri allievi.